Stessa spiaggia, stesso mare
Leggo e trascrivo da corriere.it: «Prendiamo atto con piacere - afferma Riccardo Borgo, presidente del Sib, il sindacato italiano balneari che aderisce alla Confcommercio e che associa circa 10 mila imprese balneari - del fatto che il governo intenda affrontare il problema del rilancio del turismo italiano». Ma per il Sib è necessario che ogni decisione venga presa dopo un confronto «serio e serrato» con la categoria. «In linea di principio - sottolinea Borgo - siamo disponibili a fare un ragionamento sulla vendita delle spiagge, o almeno di quelle occupate da strutture turistiche, ma non vogliamo che si dia il via a vendite all' asta. Questo ci preoccuperebbe molto. Abbiamo investito anni di vita e di lavoro e, se si tratta di trovare il giusto prezzo, noi siamo molto interessati».
Al momento gli operatori balneari godono di concessioni di sei anni che sono rinnovabili automaticamente per altri sei. «La condizione che poniamo - spiega ancora Borgo - è che si tenga conto del valore aggiunto che abbiamo portato: spesso abbiamo fatto investimenti anche di centinaia di milioni. Non vogliamo, insomma, che vi siano meccanismi che rischino di metterci fuori dal sistema, che privilegino il miglior offerente».
Tento una traduzione in maccheronico del pensiero del sig.Borgo: ammesso che si proceda alla vendita del litorale, sappiano i signori governanti che debbono venderlo a noi balneatori, che abbiamo già ususfruito per anni di concessioni a costo irrisorio, che abbiamo affittato gli ombrelloni a prezzi da capogiro, che durante la stagione invernale non abbiamo mosso un dito per manutenere la spiaggia.
Inoltre, se mai si dovesse vendere il litorale, sappiamo benissimo che questo servirà a raccogliere quanto più denaro possibile e a finanziare chissà quale attività di rilancio della nostra economia, ma noi faremo di tutto per far valere il nostro inalienabile e divino diritto di prelazione.
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